Come posso continuare a stare in una relazione che mi fa soffrire?


Un argomento di cui si discute sempre più, di cui si leggono articoli di ogni genere e forma è quello sul Narcisismo Patologico.
Disturbo del secolo, il narcisista, diventa ‘carnefice’ di infinite vittime per lo più riscontrabili in persone con una forte sensibilità che tendono a percepire l’enorme fragilità, il bisogno e l’immaturità che si nasconde dietro coloro che vengono definiti dei veri e propri Assassini dell’Anima.
Proprio perché questo argomento è sempre più trattato e, di conseguenza,  conosciuto il mio interesse si è concentrato nel cercare di delineare le caratteristiche della vittima. Ciò a ragion del fatto che un narcisista con poca probabilità si mette in discussione e chiede aiuto, ma tendenzialmente spingerà la vittima a sentirsi incapace, sbagliata, deficitaria. Ma c’è un’altra ragione di questa mia scelta: l’attenzione e il focus vanno ridimensionati, cambiati, spostati. Chi vive una relazione patologica, che crea sofferenza, tende a spostare l’attenzione da sé alla relazione. Valuta sé stessa e il proprio valore sulla base delle reazioni più o meno piacevoli e di apertura, amore e benevolenza del partner. Quest’ultimo diventa così unico modello di feedback della propria importanza. Con un partner narcisista questa situazione diventa un invito a nozze: egli ‘gioca’ proprio su tali dinamiche alternando momenti di grande apertura e amorevolezza a momenti di chiusura e distacco. 
Si determina così una relazione nella quale la vittima è sempre ‘sulle spine‘ e nella paura costante di venire abbandonata a favore di una persona che sia più capace, più bella, insomma migliore di lei. Questo tipo di relazione ha un nome e si chiama Dipendenza Affettiva.
Parecchio tempo fa una Psicoterapeuta americana, Robin Norwood, ha iniziato a parlare e scrivere di Donne che Amano Troppo descrivendo con molta precisione le caratteristiche di donne che restano all’interno di relazioni con partner che riconoscono come inadeguati e non disponibili non riuscendo a svincolarsene. Secondo l’autrice il motivo per il quale si rimane invischiati in tali rapporti è sostanzialmente un rivivere situazioni familiari, rivivere le qualità specifiche delle relazioni con le figure di accudimento, le proprie figure genitoriali.
Anche io mi riferirò alle donne, semplicemente per una maggiore percentuale di persone di sesso femminile, ma gli aspetti che a breve delineerò hanno carattere universale e prescindono dalla sessualità biologica.
Una delle caratteristiche principali di una donna che ama troppo è l’essere cresciuta in una famiglia disfunzionale: le donne che amano troppo sono state delle bambine non curate nei loro bisogni emotivi. Così si apprende che l’amore è una conseguenza di ciò che si fa o di ciò che si evita di fare. 
Stando così le cose la valutazione della propria importanza si basa sull’amore percepito, perdendo la capacità di riconoscere chi quell’amore non è capace di comprenderlo, figuriamoci di offrirlo. Il risultato è una fragile autostima con una convinzione profonda di non meritare di essere felici quanto piuttosto di dover guadagnare d’esserlo.
Ciò si traduce in una tendenza al controllo dell’altro e della relazione e ad un bisogno di ricevere continue conferme. In più il costante terrore dell’abbandono spinge a fare qualsiasi cosa pur di salvare la relazione creando un circolo vizioso pericolosissimo nel quale più il partner si allontana più sento di legarmi.
Questa dinamica non è presente solo all’interno di relazioni con partner narcisisti ma è elemento distintivo di tutte quelle relazioni nelle quali vi sia uno squilibrio nel potere che i due membri hanno all’interno della coppia amorosa.  

Con ciò che ho scritto non ritengo di aver esaurito un argomento complesso come quello delle dinamiche di dipendenza ma credo di aver accennato a delle peculiarità di modalità relazionali disfunzionali. Queste possono essere ben affrontate se si fa un lavoro di rafforzamento di sé stessi che, sostenendo la modifica di pensieri ed emotività inadeguate, consente l’emergere dell’amore per sé e la scelta di relazioni sane che producono benessere, equilibrio e crescita personale.

Bibliografia

R. Norwood, (2005), Donne che amano troppo, Milano: Feltrinelli.
E. M. Secci, (2013), Blogtherapy, The boopen Editore.


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